Brescia città aperta…a chi si riconosce nella Costituzione

Martedì 12 – tramite i Gruppi consiliari – ho trasmesso a tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione del Comune di Brescia la proposta di delibera d’indirizzo in materia di rilascio di concessioni per le occupazioni di spazi e aree pubbliche nel territorio cittadino e per l’autorizzazione all’utilizzo di sale di proprietà comunale, invitando alla sottoscrizione tutti coloro che ne condividano i contenuti e gli obiettivi.

La proposta prende le mosse da atti di contenuto simile che numerose Amministrazioni Comunali (ad esempio i Comuni di Torino, Siena, Milano, Bologna, Reggio Calabria, Pavia, Sassari…) hanno approvato e stanno approvando, anche alla luce dei recenti episodi di cronaca che segnalano il preoccupante diffondersi di rigurgiti neofascisti e neonazisti, in aperto contrasto con la matrice antifascista della Costituzione e con la XII disposizione transitoria e finale della stessa, come attuata dalla legislazione ordinaria.
Il testo, in particolare, si ispira alla delibera adottata a Siena e prevede che – all’atto della richiesta di concessione di spazi pubblici o di autorizzazione all’utilizzo di sale di proprietà comunale – il rappresentante legale dell’associazione/movimento/partito – dichiari di riconoscersi nei principi costituzionali, di non fare propaganda di ideologie neofasciste, neonaziste, razziste, xenofobe, portatrici di messaggi discriminatori e intolleranti, di non perseguire finalità antidemocratiche, di non orientare la propria attività all’esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del partito fascista e/o nazista e di non compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista e/o nazista.
Venerdì 15 – in mattinata – ho verificato che, oltre a Donatella Albini (Al lavoro con Brescia) – che da subito aveva condiviso la proposta – solo Giovanna Foresti (PD) aveva sottoscritto il documento. Nonostante questo inizio, mi auguro che la condivisione della proposta – il più ampia possibile – possa ancora giungere in occasione della discussione e del voto in Commissione e in Consiglio comunale. Da un lato, infatti, mi pare quasi scontato chiedere – peraltro a 70 anni di distanza dall’entrata in vigore della Costituzione – il rispetto di quel testo, dall’altro atti simili sono stati proposti e approvati da importanti amministrazioni comunali, anche a guida PD. Senza dimenticare poi il fatto che è attualmente in discussione in Parlamento la proposta di legge Fiano, che va ben oltre lo spirito della delibera, introducendo nel codice penale – pur con qualche dubbio di legittimità costituzionale – il reato di propaganda del regime fascista.
Quanto allo strumento, ho voluto appositamente optare per una delibera di iniziativa consiliare ex art. 68 del Regolamento, non solo perché un ordine del giorno o una mozione sarebbero risultati assai più blandi, correndo peraltro il rischio di non essere nemmeno discussi nell’attuale consiliatura, ma soprattutto perché continuo a ritenere opportuno valorizzare il ruolo di indirizzo del Consiglio comunale, nella pluralità delle sue voci. Si è appreso, però, dalle notizie di stampa che potrebbe essere la Giunta a farsi direttamente carico dell’adozione di una delibera in tal senso, anche a fronte del recente caso della sala civica chiesta (e concessa) da Ordine Futuro – rivista riconducibile a Forza Nuova – a Mompiano. E’ scontato che guardi con favore a ogni intervento volto a perseguire l’obiettivo di bandire il neofascismo dalle città. Ciò che, tuttavia, verrebbe a mancare in tale ipotesi è un dibattito pubblico e aperto in Consiglio comunale sul tema oltre alla possibilità che sia sancito, nel luogo della rappresentanza politica locale, un rinnovato e trasversale “patto antifascista” che promuova la pacifica convivenza dei cittadini, contro la violenza e i disvalori di ogni fascismo vecchio e nuovo.

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